CARO MAESTRO VITO FRAZZI!
di Renzo Marchionni


Son le quattro stamani e il cielo è stellato come non mai; e penserò ancor più al Maestro; e scriverò di Lui, io che mi sento indegno come musicista, ma vicinissimo a Lui per l'affetto che gli porto e per l'imperitura riconoscenza che gli devo. Già prima del 1920 il nome Suo aleggiava per la casa sui Lungarni, sotto il Piazzale Michelangelo ai piedi del Viale de' Colli, dov'ero nato, e dove sempre si parlava del Maestro Vito Frazzi e di Giovanni Papini. E fu in quegli anni che il mio indimenticabile fratello Mario, appena universitario diciassettenne, iniziò seriamente lo studio del pianoforte col Maestro che abitava in un mezzanino di Via Alamanni e dove ci portò il babbo, "L'amico Felice" papiniano. Era la prima volta che lo avvicinavo: avevo sette anni. Ed oggi, dopo tanti e tanti anni che sono passati, ogni giorno, tante volte al giorno, sono con Lui, riascolto la Sua voce - quella Sua voce - i Suoi insegnamenti, i Suoi consigli, le Sue rampogne e le innumerevoli espressioni della Sua bontà impareggiabile e della Sua bonomia e, perché no, il modo inimitabile con cui sapeva raccontare le barzellette...; tanto che mi veniva da ridere da non poterne più anche prima di saper cosa stava per dirmi!!! […]. Ero appena ventenne, quando, in una assolata giornata d'estate, Lui, il Maestro Vito Frazzi, posando le Sue mani sulla tastiera del pianoforte, cominciò a parlarmi d'Armonia. Venivo fresco fresco da Budapest, diplomato dall'Accademia "F. Liszt", allievo del celebre Hubay; ma quel giorno capii che ero soltanto come uno di quei piccoli, piccolissimi insetti acquatici che scivolano via veloci, ora a destra ora a sinistra, sul "pelo" dell'acqua; come io avevo fatto fino a quel momento, scivolando sul "pelo" della musica, con tutti i miei estesi funambolismi e tutte le mie folli, acrobatiche, ricerche violinistiche. Ma come? La Musica dunque era un'altra cosa? La Musica era, come dire, un immenso poema? Sì, e Lui, il Maestro, sapeva e poteva iniziarmi, affinché un giorno - se la volontà, le forze e la passione mi avessero sorretto - potessi arrivare a capire tutti i suoi misteri. Altro che scivolamenti sul " pelo " dell'acqua della Musica...! C'erano da scoprire gli abissi oceanici della Musica, le meraviglie dei capolavori immortali. E da quel giorno, allora, quasi abbandonai lo strumento e mi buttai a capofitto sui "bassi" con e senza numeri, sui "canti dati" e non la finivo più: ero sempre al pianoforte e spesso realizzavo fino a dodici "bassi" in un sol giorno. Ma il tempo correva via veloce, anche troppo, finché arrivò la guerra ed io dovetti partire per il fronte greco-albanese. Fu allora che capii ancor più il cuore del Maestro. II 15 aprile del 1941, mentre ero in zona d'operazioni, mi fu recapitata in tenda la Sua prima lettera e mi diceva: "Non so se ti arrivano le mie lettere, ma nell'ultima ti facevo formale promessa di scriverti tutte le settimane e, come vedi, per ora mantengo la promessa. Speriamo che la posta ti arrivi, così potremo tenerci in contatto spirituale e credo che ciò ti farà piacere". Poi mi parlava delle riunioni domenicali in casa di Giovanni Papini, dove leggevano le mie lettere dall'Albania. Così era il Maestro Vito Frazzi! […]. Ma sono tanti gli episodi che avrei da raccontare - oggi divenuti concentrato di nostalgia, melanconia, e poesia che non la finirei più. Ma uno debbo per forza raccontarlo. Nel 1937 dovevo dare il mio primo concerto in duo con Ciro Nanni, mio carissimo amico […]. Bene. Alle due di notte della vigilia del giorno del concerto, io e l'amico Ciro, presi dal terrore per la "prova" imminente, decidemmo di non dare il concerto. Però da vari giorni i manifesti erano affissi per le strade e, naturalmente anche tutti i giornali cittadini avevano annunziato il "recital". Sarebbe stato un piccolo scandalo nel mondo musicale fiorentino. Fu allora, ancora una volta, che si rivelò tutta la bontà del Maestro che, aiutato anche dalla figlia Maria, riuscì a farci coraggio, incitandoci fino ad un diapason di esaltazione e sicurezza tali che ci permisero di fare onore all'impegno preso...

R. Marchionni - Caro Maestro Vito Frazzi!
(da: "Concerto Omaggio a Vito Frazzi"
Comune di Scandicci, 14 ottobre 1979)